"Verso la fine dell’800, i padri della fotografia, in sodalizio coi grandi progettisti e costruttori di ottiche, pensavano che il fotografo, per quanto potesse predisporre l’inquadratura, avrebbe dovuto attendere il risultato finale per verificare quanto lo scenario e la sua stessa composizione fossero stati modificati, in parte, dal filtro degli apparati. In qualche modo i fotografi si donavano quella possibilità di stato di grazia, o di tonfo (in cui c’era comunque qualcosa da salvare, qualche perverso errore da rivalutare), che contribuiva a generare l’intrigo dell’immagine fotografica. L’attesa di una latenza, più o meno lunga, era condizione imprescindibile della fotografia."
Professione fotografo: un mestiere sempre meno a fuoco
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"che Fare" 10.10.2018